lunedì 30 marzo 2015

Il punto del lunedì

Questa volta faccio il punto del lunedì anzichè della domenica. Ieri era una gran bella giornata e me ne sono andata un po' a spasso.
Metà gilet è fatto. Il davanti è completato. Ci ho messo un bel po' a studiare come fare lo scalfo del collo e delle maniche ma alla fine sembra andare abbastanza bene.


Ho cominciato il dietro


Mi sarebbe piaciuto finirlo per Pasqua, ma obiettivamente non credo di riuscirci. Questa settimana ho alcune riunioni e cose da fare, quindi dubito di riuscire a sferruzzare abbastanza per farcela. Peccato perchè forse, come clima, poteva ancora sfruttarlo. E va beh, sarà pronto per l'autunno.

Ho fatto una nuova incursione all'outlet delle stoffe. Il mio bottino è stato questo:


Sono tutti tagli da m 1,60 di cotone. Il mega fiore è per rivestire la sdraio della terrazza (non potrei mai indossare una fantasia del genere). La seconda fantasia da sinistra non ha ancora una idea precisa, semplicemente mi piaceva. Potrebbe diventare una maglietta. Mia madre ha ipotizzato un vestitino, ma obiettivamente, quanti vestitini metto io? Veramente pochi... Le altre due stoffe invece le ho prese proprio per fare dei vestitini, in particolare mi piacerebbero due scamiciati, almeno con quella bianca e nera (che la commessa ha detto essere una stoffa da giacca), l'altra in effetti starebbe bene anche con un po' di manica. 

In settimana mi sono lanciata in un esperimento: fare la colomba! Ci avevo già provato anni fa col lievito madre e il risultato era stato tremendo. Stavolta è venuta fuori una ciambella piuttosto che una colomba. Il sapore non è male, un po' molto burroso, ma appunto non sa di colomba.
Queste sono le mie colombine subito prima di essere infornate, praticamente dopo 23 ore di lievitazioni varie :-(


Ho seguito una ricetta presa da Giallo Zafferano (non ho il link sotto mano perchè l'ho stampata). Dopo aver impastato lievito, latte, malto e farina, ho fatto una prima lievitazione di mezzora. Poi ho aggiunto altro latte e farina e lasciato un'altra mezzora. E fin qui le cose sembravano andare bene. Poi per il terzo impasto va unito latte, farina, zucchero e burro e lasciato lievitare almeno due ore (due ore e mezza per me). E qui però ha lievitato veramente poco. Poi c'era il quarto impasto, in cui si aggiunge sale, zucchero, vaniglia, bucce di agrumi grattugiate, miele, farina, burro poi per ultimi i canditi. Questo quarto impasto va lasciato lievitare almeno 12 ore. Io l'ho lasciato riposare quasi 14 ore. Ma è cresciuto pochissimo. Poi si lavora l'impasto e lo si mette negli stampi da colomba. (io ne avevo fatte due, una coi canditi e l'altra con gocce di cioccolato) Deve riposare almeno altre 3 ore, io l'ho lasciato sei ore. Aumentato pochissimo. A quel punto ho comunque infornato sperando che in cottura qualcosa cambiasse. Come ho detto, alla fine è venuta fuori una ciambella, buona da colazione anche se un po' tanto burrosa, ma non è neanche lontanamente vicina alla colomba. Credo che smetterò di provarci, in effetti si comprano a poco e sono anche molto buone. Io sono impazzita dalle otto di venerdì sera alle otto di sabato sera e il risultato è stato deludente. Faccio meglio a dargliela su!

lunedì 23 marzo 2015

Knitting: ecco perchè è così importante lavorare a maglia!

Questo interessante articolo l'ho trovato sul sito eticamente, a cui vi rimando se volete anche vedervi alcune immagini carine. 

"Lo facevano le nonne una volta, si diceva “fai la calza” anche se stavano preparando maglioni elaboratissimi con intrecci degni di alta maglieria, eppure erano instancabili, lì a sferruzzare di continuo, e mi ricordo che da bambina mi chiedevo sempre perché lo facessero, era noioso, tutto il giorno chine sui punti sui loro ferri, e conta e intreccia e disfa, conta intreccia e disfa… e poi uscivano opere d’arte da quelle mani d’oro.
Oggi è un’arte riscoperta, è ritornata in auge ma come mai? Qual è lo spirito che coglie all’improvviso e fa innamorare tutti (anche molti uomini se ne stanno appassionando) del lavoro a maglia o meglio come si dice oggi del Knitting?
Pare che il motivo principale della riscoperta del lavoro a maglia sia il relax, in una società frenetica, dove si è sempre di corsa, fermarsi a creare qualcosa che non sia così impegnativo come ad esempio dipingere che implica conoscenza di tecniche, pulitura del posto di lavoro dei pennelli, cambio d’abito e tutta una serie di operazioni che vanno oltre il semplice dipingere, il knitting non ha niente di tutto questo, basta un gomitolo due ferri e un giornale da seguire oppure anche solo la fantasia. Quando non si ha più voglia basta riporre il lavoro che verrà poi ripreso in seguito senza problemi.
Quindi possiamo dire che il knitting è un antistress, ma ci sono anche altri motivi…
Migliorare le abilità manuali: insegnando l’arte del lavoro a maglia ai bambini è possibile sviluppare la manualità e la capacità di far lavorare entrambi gli emisferi del cervello, non a caso è da tempo inserito nel programma scolastico delle scuole Waldorf.
Preparare un corredino: le mamme in attesa hanno spesso mesi di tempo nei quali magari sono limitate nei movimenti ma possono rilassarsi preparando calzine, babucce, berrettini, sciarpine, copertine o cappottini per i bebè in arrivo… è anche un’eredità ricca di valore per altri figli o nipoti.
Originalità: ovviamente una sciarpa, un berretto o un maglione fatti con le nostre mani non saranno mai uguali a quelli di un altro, finalmente si potrà uscire dal conformismo della moda, indossare capi veramente unici e prodotti con materiali scelti personalmente.
E quindi anche qualità: scegliendo i cotoni o le lane (mi raccomando etiche e non d’angora) potremo essere tranquilli sulla qualità del capo che indossiamo, e l’alta qualità dei filati ripaga con una durata eccezionale e quindi si torna al discorso dell’eredità di un qualcosa fatto a mano da lasciare ai figli o nipoti.
Arredamento: imparando a lavorare i filati è anche possibile creare elementi d’arredo che possono variare dal copridivano al copriletto fino alle tendine o i paralumi. c’è anche chi ne fa dei veri e propri mobili, cesti portabiancheria, o addirittura un parco giochi per bambini dove arrampicarsi, appendersi o semplicemente sonnecchiare.
Socialità: lavorare a maglia aiuta anche a socializzare con altre persone con la stessa passione, spesso si creano dei veri e propri gruppi di lavoro dove scambiarsi idee, opinioni, consigli… e perché no, spettegolare in pace!!
Inoltre sono stati aperti dei veri e propri “luoghi” dove ritrovarsi a condividere si chiamano i Knit Cafè e stanno spuntando come funghi anche in Italia.
Guadagno: quando un gruppo di persone si mettono insieme possono iniziare a produrre veramente molti oggetti e allora perché non approfittarne per metter su una bancarella alla fiera o organizzare anche un negozio on-line dove vendere i propri lavori autoprodotti?
E infine la Guerrilla Knitting un’iniziativa conosciuta in tutto il mondo per combattere il grigiore della città a colpi di “diritto e rovescio”!
Ah non dimenticate che se avete un gatto adorerà i vostri gomitolini anche loro amano il knitting!!!!"

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Qualche giorno fa, un'amica mi ha proprio chiesto come mai mi piace lavorare a maglia. E, ammetto, che il primo motivo che mi è venuto in mente è proprio il relax. Me ne sto tranquilla sul divano, magari guardando Grey's anatomy in sottofondo e con la gatta sulle gambe. Mentre sferruzzo posso pensare a duemila cose, ascoltare musica, riflettere su come fare una cosa o no.
Mi piacerebbe un giorno diventare abbastanza brava, ma per ora sto imparando. Col tempo spero di impratichirmi di più nel fare gli scalfi e prendere le misure. Ammetto che non ho moltissima pazienza, e non mi diverto in modo particolare a disfare un lavoro che magari è già a tre quarti. Però sono una perfezionista in queste cose e provo una soddisfazione immensa quando qualcosa che mi sono fatta mi calza a pennello (anche perchè non sono una taglia 40, neanche lontanamente, quindi quando cerco dell'abbigliamento c'è sempre qualcosa che tira o che stringe o cose del genere..sigh).
Sul discorso "socialità" sono un po' combattuta. Quando sono immersa in un progetto "complesso" non tendo ad essere molto socievole perchè devo stare concentrata. Però ammetto che quando ho fatto il "corso di maglia" era divertente avere intorno delle altre signore (di varie età) con cui ogni tanto dire due parole.
Quello che non mi piace (e che difficilmente mai realizzerò) sono i capi di arredamento ai ferri. Sinceramente non amo le abat-jour rivestite e men che meno un divano rivestito a maglia. Alcune coperte sono molto belle, ma con un gatto in casa, una coperta simile avrebbe vita breve… probabilmente verrebbe scambiata per un grattatoio gigante eh eh. E tra una coperta ai ferri e un gatto, sceglierò sempre il gatto ;-)

domenica 22 marzo 2015

Il punto della domenica

Rieccomi qui, a tirare le somme della settimana.
Alla fine, col gilet di Cesare, non c'è stato verso. Al termine del primo gomitolo ho fatto un paio di conti. Con un gomitolo ho lavorato circa 30 cm in altezza. 


Considerando che dovrebbe essere lungo 65, proprio non ce la posso fare coi soli 4 gomitoli che ho. Ho scartato subito l'idea di andare alla ricerca di un gomitolo uguale, dopo tanti anni sarebbe veramente impossibile. Oltre al fatto che, ho chiesto conferma direttamente all'Adriafil, quel multicolore non lo fanno più. Ho pensato allora di modificare il progetto, facendo bordo e finiture di maniche e collo in tinta unita. Ho provato a sentire da 5 negozi di lana (2 tramite mail e 3 andandoci di persona) se avevano il grigio dello stesso tipo ma è stato invano. In quattro non tengono Adriafil e l'unico che un po' ne tiene, tiene altri tipi e non quello. Sarebbe ordinabile, ma va fatto a chilo. Figuriamoci, a me ne serve cento grammi… La cosa divertente è stata che nell'ultimo dei negozi visitati di persona mi hanno chiesto "ma esiste ancora l'Adriafil?"… Questo mi porta a fare una rapida riflessione. Questa ditta una volta era ovunque, almeno nei miei dintorni era quasi l'unica marca ad essere venduta. Ora è praticamente scomparsa. Come caspita ha fatto a perdere così tanto? Poco marketing? Sono stati sorpassati nella qualità? Mah. Io, in realtà, ho sempre acquistato quella perchè, come dicevo, nei dintorni non si trovava altro e mi sono abituata così, non sono una fan di questa marca in particolare. Il mio accanimento è stato solo perchè dovevo completare un acquisto fatto in passato. Però terrò a monito di NON comprare lana se non per usarla subito ;-)
Insomma, alla fine ho ordinato questo singolo gomitolo online, sul sito de La mercerissima. La spedizione è stata rapidissima, ordinato il martedì pomeriggio, mi è stato recapitato il giovedì nel tardo pomeriggio. 




Il tono di grigio non è proprio uguale uguale, ma amen. 
Quindi ho disfatto il pezzo già fatto e ho cominciato col nuovo:



Nel frattempo, prosegue anche il mio gilet. Ho effettuato il cambio di gomitolo e poco dopo è anche cambiata la lavorazione, che dalle coste 6/2 è passata alle coste 2/2. 
Ormai mi manca poco a completare il dietro. Mancano alcuni ferri e poi potrò chiudere...



Ho fatto un esperimento col fantasy prisme, perchè ho una idea in mente. Quello di cui mi sono resa conto subito, è che sono un po' brigosi questi colori. Vanno mescolati tantissimo o l'effetto non viene fuori. 


Infatti, l'effetto sul grigio è venuto benissimo, ma sul blu è inesistente :-/
Vanno mescolati tantissimo...



venerdì 20 marzo 2015

Se hai freddo, prendi una sciarpa dall'albero

Ho scoperto questa cosa da facebook, su un gruppo di appassionate sferruzzatrici.
A Winnipeg (Canada) esiste un gruppo di volontari che realizzano sciarpe di lana fatte a mano e le legano agli alberi, ai cancelli, ai pali della luce, con un cartellino: "prendi questa sciarpa. Se hai freddo o se ti piace". Il gruppo si chiama "Chase the chill in Winnipeg", ed è costituito da persone di differenti età che lavorano ai ferri per regalare ai senzatetto ogni anno circa 200-300 calde sciarpe.
L'idea ha preso piede anche in altre città, come Ottawa, Edmonton e The Pass, ma è nata da una signora che si chiama Susan Huxley, di Easton, Pennsylvania. Questa signora abita vicino ad una casa di accoglienza per senzatetto e nel 2010, fermandosi a guardarli, si era accorta che molti di loro non avevano addosso capi di abbigliamento abbastanza caldi. Così (oltre a comprare vestiti e scarpe) le è venuta l'idea di creare delle sciarpe e appenderle agli alberi, in modo che chi ne avesse bisogno le potesse semplicemente prendere, senza dover dire a tutti che era un senzatetto. 
L'appuntamento con "Chase the chill" è annuale; dal 2010, il primo sabato di dicembre si svolge questo "yarn bombing" e la città si veste di tanti colori. Le sciarpe che rimangono sugli alberi vengono devolute comunque in beneficenza. 
Questo è il gruppo su facebook di "Chase the chill - the original" se siete curiosi ;-)



Secondo me l'iniziativa è molto carina!! Non credo esista una cosa simile in Italia, a parte i "Knit cafè" dove si sferruzza per beneficenza, ma non so poi in che modo le sciarpe vengono consegnate (qualche anno fa al Mondo creativo ho partecipato anche io con qualche ferro…ma sono un po' scettica anche su come vengano poi assemblati tanti pezzi con mani e punti differenti...)

domenica 15 marzo 2015

Il punto della domenica

Voglio provare a darmi una scadenza fissa per vedere a che punto sono messa coi lavori. Ho pensato che la domenica è il giorno ideale perchè è tendenzialmente quello in cui ho meno cose che mi corrono dietro.
Innanzitutto i miei due gilet in lavorazione.


Per quanto riguarda il gilet di Cesare, sono a circa 40 ferri di altezza. Ho ripreso a lavorarlo oggi, perchè finalmente ho preso le misure e pare vada bene :-)
Non ero così ottimista, mi sembrava un po' largo e invece no. Ci sarà poi da vedere se mi bastano i 4 gomitoli che ho in casa di lana, altrimenti dovrò fare delle considerazioni.. ma ci penserò quando avrò finito almeno uno dei due pezzi... 


Nel frattempo che l'altro era in stand-by, ho cominciato il mio gilet. Sto per cambiare il gomitolo e sono a 72 ferri, credo di riuscire a farne sicuramente un altro forse due prima del gomitolo nuovo. Ma qui di lana ne ho quasi troppa...

Il bello è che mentre sferruzzo posso pensare a duemila altre cose. Infatti continuo a prendere appunti su un foglietto su idee che non voglio dimenticare.
Prossimi progetti che vorrei realizzare in tempi brevi... beh, intanto ho da rifare lo scaldacollo da ambulanza di Cesare, ma questo è un lavoro molto veloce. Ormai non è più freddo da scaldacollo, ma almeno lo avrà pronto per quando gli tornerà comodo. Vorrei fare un coprisedia per la sdraio che ho in terrazza, in modo che quando voglio mettermi al sole dieci minuti non devo a stare a lavare la sedia dalla polvere. Una cosa metti e togli quando ce n'è bisogno. Ovviamente, non in lana, ma in stoffa. Non mi sono ancora messa a progettarlo, ma voglio fare qualcosa di semplice. Funzionale e semplice. Devo assolutamente terminare i due album di foto, quello dei 50 anni di matrimonio dei miei (che ormai ne fanno 55...) e quello di matrimonio di Claudio (che anche lui ormai ne festeggia forse 4...). In particolare, vorrei liberarmi delle foto fatte al matrimonio di Claudio perchè mi tornano in mente troppi ricordi dolorosi. Dopodichè, restando in tema di foto, bisognerebbe che cominciassi a stampare alcune delle foto che ho fatto, sia dei gatti sia dei viaggetti fatti. Un po' perchè non mi fido molto della durata del digitale, e un po' perchè se non le ho stampate non tornerò mai a vederle... Solo che devo studiare qualcosa di carino per archiviarle, così come devo trovare il modo di fare un album per le foto del round robin fotografico. Sto impazzendo a cercare dei cartoncini neri, sembra che non esistano più dei semplici cartoncini A4 neri ad un prezzo ragionevole. Sempre di più maledico il giorno in cui ha chiuso la mega cartoleria da cui ci rifornivamo per l'ufficio, perchè davvero uno con tutto l'assortimento che avevano lì non lo trovo più (nemmeno online).
Venerdì, mentre sferruzzavo, pensavo anche che ho bisogno di sistemare definitivamente l'arredamento della camera, togliendo la libreria che ci ho messo e che vorrei spostare in salotto, e mettendo invece un comò che non ho mai comprato. Per questa cosa bisogna che mi metta a tavolino a studiarci... Anche perchè per far spazio alla libreria dovrebbe poi sparire il tavolo da lavoro... Purtroppo non ho una casa molto grande :-(
In un futuro, non troppo lontano, mi piacerebbe creare qualche Pigotta da devolvere all'Unicef. Mi ero informata al Mondo Creativo di novembre, e mi hanno detto che posso passare a prendere il cartamodello quando voglio. E' una cosa che non ha un periodo dell'anno. Non sono mai stata appassionata di bambole, anche da piccola era più facile che giocassi con un peluche piuttosto che con una bambola. Però se posso cucirne alcune e contribuire con l'Unicef mi fa molto piacere.  
Vorrei implementare il mio negozietto su Miss Hobby. Non ho mai caricato molti oggetti, e, al momento, il negozio è in modalità ferie per il tunnel carpale. Però dovrei provarci...
Sicuramente, per l'estate vorrei farmi qualche capo di abbigliamento. Alcune stoffe le ho lì che aspettano di essere usate e un paio di progetti li ho (una tunica e una maglietta). Ma per questo devo aspettare a riuscire a non aver troppo male nell'usare le forbici...
Ah, la mia amica Francesca mi ha appena chiesto se le faccio una berretta come quella che le ho prestato ieri. Si tratta di una cosa molto molto semplice. Non ho problemi, devo solo vedere tra quanto mi farà avere la lana eh eh...
E per oggi direi che ho già detto anche troppo. Mi rimetto a sferruzzare, fuori è tutto grigio...

giovedì 12 marzo 2015

Giovedì 12 marzo

Fuori c'è un sole meraviglioso, spero sia l'inizio della primavera. Nonostante ciò, ho cominciato due lavori in lana!! Si tratta di due gilet che avevo in lista d'attesa da un bel po', e anche se sarà troppo caldo per indossarli quando saranno finiti, vuol poi dire che saranno buoni per l'autunno :-D
Entrambe sono lane misto acrilico che ho comprato anni fa e che avevo nell'armadio in attesa di usarle.
Il primo progetto che ho avviato è un gilet per Cesare. La lana l'avevo presa, in realtà, per il mio precedente moroso, che era decisamente più alto e più magro...quindi spero di averne a sufficienza.... Credo di averla comprata 4 o addirittura 5 anni fa, non potrei nemmeno andare a cercare gomitoli dello stesso bagno ormai. Quindi boh vedremo cosa ne viene fuori. La lavorazione è molto semplice, coste 1/1 per il bordo e poi maglia rasata. Mi sono fermata dopo circa una trentina di ferri perchè devo provare a misurarglielo... L'impressione è che sia perfetto come taglia per un maglione, ma un po' largo come gilet... Però, vista la quantità di lana, non ho modo di andare oltre al gilet...



Accantonato temporaneamente questo, mi sono detta che dovevo tenere in allenamento il mio tunnel carpale :-D e quindi ho cominciato un progettino per me. Si tratta sempre di un gilet, a coste 6/2, dritto. Intendo dire, senza scalfi per le maniche, ma solo con lo scalfo del collo. Dovrebbe essere piuttosto semplice. Il progetto viene da una rivista e la lana la comprai subito (parliamo di circa 3 anni fa). Ho provato a fare uno straccio di campione e poi sono partita col lavoro, anche misurandolo su un precedente gilet a maglia che mi sono fatta, lavorato con gli stessi ferri... Vedremo. La parte peggiore dovrebbe essere il collo, ma ci sono ancora ben lontana perchè l'ho cominciato oggi...



mercoledì 11 marzo 2015

Big eyes



Ieri al cinema del mio paese davano "Big Eyes", il film di Tim Burton (2014) dove viene raccontata la vera storia dei coniugi Keane, Walter e Margaret, una delle più grandi truffe nel mondo artistico americano. 
Margaret Ulbrich lascia il marito Frank e con la figlioletta Jane se ne va a San Francisco. Erano anni (fine anni '50) in cui le donne non lasciavano i mariti, ma lei lo fa. A San Francisco, per vivere, Margaret fa l'artista di strada, facendo ritratti ai passanti e vendendo i suoi quadri che hanno la caratteristica di ritrarre dei bambini con degli enormi occhi tristi. In uno di questi mercatini conosce Walter Keane, che sostiene di essere un pittore e che in particolare vende quadri dei vicoli di Parigi dove lui dice di aver vissuto e studiato. I due cominciano a frequentarsi e, pur frettolosamente, decidono di sposarsi. 
Walter è un abile venditore, e gira per gallerie d'arte per esporre i suoi quadri e quelli della moglie. Arriva persino a proporre al gestore di un bar di affittargli un pezzo di corridoio per esporre i quadri, arrabbiandosi molto quando scopre che il pezzo di corridoio che gli lascia utilizzare è quello che porta ai bagni. La gente però si incuriosisce e Walter si rende conto che gli apprezzamenti maggiori sono proprio per i quadri della moglie. Dal momento che Margaret firma i suoi quadri solo col cognome, lui decide allora di attribuirsene la paternità, convincendola che i quadri proposti da un uomo vendono meglio. In effetti, Walter è un abile venditore, e i bambinelli di Margaret ottengono un enorme successo negli anni '60/70. Lui poi dà il via anche alla vendita delle riproduzioni (cartoline, poster, bigliettini vari, ecc.).
Senonchè, alla lunga, Margaret è stanca di questa situazione e di vedere che mentre lei sta chiusa in casa a dipingere, Walter ha fama e gloria. Arrivata quasi all'esasperazione, prova a ribellarsi, scatenando le furie di Walter. Ma Margaret decide di scappare alle Hawaii, dove conosce alcuni Testimoni di Geova, e sente dentro di sè un sempre maggior bisogno di smettere di dire bugie. Decide quindi di rivelare il suo segreto ad una radio locale. Walter la cita in giudizio, facendo anche una notevole figura da buffone al processo. Il giudice decide allora che c'è un solo modo per stabilire chi ha dipinto quei quadri: dipingerli. Fa portare in aula tutto il materiale necessario. Margaret comincia il suo dipinto, Walter troverà mille scuse per non farlo, tra cui sostenere di avere un dolore atroce alla spalla. Margaret avrà quindi riconosciuta la paternità (anzi, maternità) dei suoi occhioni.

A me il film è piaciuto. Amy Adams mi piace molto come attrice, anche se biondo platino mi ha lasciato un po' perplessa. Ho letto che la vera Margaret Keane appare in un cameo (sapendolo, era facile riconoscerla). E' nelle prime scene del film, dove mentre Walter e Margaret dipingono, alle loro spalle c'è una vecchia signora seduta su una panchina con un libro.
Ammetto anche che mi piacciono molto quei quadri con gli occhioni enormi (soprattutto quelli in cui ai bambini si aggiungono gli animali). In realtà non so se ne ho mai viste delle riproduzioni, così a memoria forse no (negli anni '60 non ero ancora nemmeno in progetto!!)
La storia ha dei tratti un po' drammatici, Chistoph Waltz è molto bravo a rendere la follia del marito (le scene coi fiammiferi sono da panico… e l'autodifesa in tribunale da delirio…)
Piacevole. 

lunedì 9 marzo 2015

Scaldacollo damson

Sabato 21 febbraio sono entrata in un negozio di filati a Zola Predosa. L'avevo intravisto nei giorni della fiera, ma non avevo trovato il "coraggio" di entrare. Invece a sto giro sono proprio voluta entrare, principalmente per vedere che tipo di lana vende (perchè da quando ha chiuso il negozio di Budrio è una tragedia...). Così ho preso un gomitolo di lana Rowan, con l'intenzione di farne uno scaldacollo x Cesare. In serata, ho chiesto pareri ad un gruppo su facebook di lavoratrici a maglia; ero curiosa di sapere qualcosa su questa marca di lana che non avevo mai sentito. Tutte concordi nel dire che è una lana ottima, per alcune la migliore in assoluto, anche se più cara di altre marche. La signora del negozio ha anche detto che è una ditta che produce lana facendo anche attenzione al discorso etico, ma non ho approfondito. Bene così allora. In effetti, come prezzo siamo circa un euro sopra all'Adriafil, almeno per il gomitolo che ho preso io.
Mi sono messa all'opera il weekend dopo, anche per testare un po' la situazione "tunnel carpale", e devo dire che, con mia grandissima soddisfazione, non ho alcun fastidio alla mano :-)
Ho anche guardato alcuni tutorial su youtube perchè a sto giro lo scaldacollo volevo farlo con l'avvio a maglia tubolare, e volevo capire un po' meglio come funzionava. Una volta che ho avuto tutte queste informazioni sono partita col mio progettino :-)

Materiale:
- ferri n. 4
- 1 gomitolo (50 g = 135 m) di lana Rowan baby merino silk dk (66% lana, 34% seta) colore SH680 damson (che tradotto vuol dire susina selvatica, anche se il colore è una specie di melange grigio/marrone).

Ho avviato 59 maglie col filato di colore diverso. Poi sono partita con la maglia tubolare, lavorando una maglia e aggiungendo un gettato, e così via fino alla fine del ferro. Per i tre ferri successivi, ho lavorato a dritto il punto che si presentava dritto e semplicemente "passato" senza lavorarlo il punto che si presentava a rovescio. 




Dopo 4 ferri a tubolare sono quindi passata alla lavorazione a coste 2/2, e ho proseguito in questo modo per 46 ferri. Dopodichè, ho fatto altri 4 ferri a maglia tubolare



A questo punto, ho chiuso le maglie ed ho cucito anche i due lati del rettangolo in modo da ottenere un cilindro, che poi si porta piegato a metà:


Cesare ha gradito molto, al punto che ha detto che gli devo rifare lo scaldacollo che gli avevo fatto per andare in ambulanza (e che, effettivamente, chiuso "normalmente" tira un po' al passaggio della testa). Per il momento ho rifatto il mio scaldacollo da ambulanza, metterò le foto prossimamente. Il suo lo sistemerò comunque a breve ;-)

Shoppers

Un paio di settimane fa mi sono decisa a mettere alla prova la mia mano con un progetto non troppo impegnativo. Finalmente ho realizzato due shoppers (borse per la spesa), quelle che ho acquistato con l'ultimo ordine alla Opitec.
La realizzazione è abbastanza facile, ma bisogna porre molta attenzione in uno dei passaggi o bisogna rifare da capo.

Materiale occorrente:
- shopper(s) di cotone
- colla per decoupage su tessuto
- tovaglioli per decoupage.

Per prima cosa ho lavato le borsine, per togliere la "rigidità" che hanno.
La sera dopo, per prima cosa, le ho stirate per bene.

Ho scelto il tovagliolo da utilizzare e ho preso la misura di dove collocarlo. Ho messo dei segni usando degli spilli (ma si può fare il contorno con la matita, come è più comodo)


Terzo passaggio: ho sfogliato il tovagliolo, lasciando solo l'ultimo strato, quello con il disegno


A questo punto, bisogna stendere un bel po' di colla su tutta l'area in cui verrà collocato il tovagliolo. Io ho utilizzato la colla per decoupage su tessuto "Javana Textil Potch".
(Mettete un pezzo di cartone grosso o una tavoletta di legno sotto al tessuto, altrimenti la colla passa e raggiunge anche l'altro lato della borsina)



E ora siamo all'operazione più complicata del progetto, da fare con estrema attenzione e delicatezza perchè è un attimo che il tovagliolo si rompa e dovete tirarlo via e ricominciare da capo. Usate un pennello molto morbido, perchè se è troppo rigido vi rompe tutto!
Cominciando dall'alto, si appoggia il tovagliolo sulla colla e gli si passa sopra un altro strato di colla, facendo attenzione a incollare per bene anche i bordi dell'immagine.
Fate attenzione a non fare pieghe nel tovagliolo


Ok. Passata questa fase, è passato il peggio :-)
Ora la borsina va fatta asciugare (io le ho stese con delle grucce nella doccia)


Il giorno dopo, ormai bene asciutte, il disegno va stirato dal retro. In questo modo l'immagine si dovrebbe fissare per bene alla stoffa.


Eccole qui le mie due shopper finite :-)



domenica 1 marzo 2015

Triangoli di carne

Venerdì sera ero particolarmente ispirata e ho provato a cucinare (dopo tanto...). Questa ricetta l'ho vista su una pagina facebook e l'ho un po' rifatta a modo mio. E' una preparazione molto facile. Si comprano anche già fatti in macelleria, ma coi miei problemi col lattosio ho preferito farmeli da sola.

Ingredienti:
- 380 g. di carne macinata (perchè aveva questo peso la confezione)
- 1 uovo
- 1 cucchiaio di grana grattugiato
- sale
- pepe
- 75 g. prosciutto cotto
- 5 sottilette (o scamorza o formaggio filante)

Mettere in una ciotola la carne macinata, l'uovo, il grana, un po' di sale e un po' di pepe.


Mischiare tutto per bene (io faccio a mano perchè mi è più comodo)



Appiattire la carne in modo da ricavare due rettangoli abbastanza uguali (spessore circa mezzo cm).


Su una metà, posizionare il prosciutto cotto


sopra, mettere il formaggio (io ho usato delle sottilette senza lattosio, la ricetta originale prevedeva la scamorza, ma qualunque formaggio un po' fondente va bene)


ricoprire il rettangolo farcito con l'altro e ritagliare 4 triangoli


A questo punto, far riposare un po' i triangoli in frigo (una mezzoretta almeno, così si compattano un po'). Dopodichè, cuocere in una padella con un filo di olio (cottura totale circa 15 minuti, a seconda di quanto vi piace cotta la carne).
Io li ho serviti con dei cubetti di patate cotte in padella. Gustosissimi.